La mostra affronta il tema dei rapporti del pittore americano John Singer Sargent con l’Italia, paese dove nacque e che amò e frequento per tutta la vita, traendone costante e profonda ispirazione per la sua arte. Le oltre settanta opere presenti nella rassegna sono suddivise in gruppi tematici che documentano i momenti salienti della sua produzione italiana, dalla fine degli anni Settanta dell’Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale.
I temi delle sezioni sono: Opere giovanili: Capri e Venezia (sala I e II); Montagne (sala IV e VII); Odalische (sala V); Paesaggi e laghi (sala VI); Venezia (sala VIII e XI); Architettura, scultura, giardini (sala IX e X); Ritratti (sala III e XII).
Opere giovanili, scene di genere, Capri e Venezia – sala I e sala I
La mostra inizia con le tele realizzate a Capri nel 1878 e a Venezia tra il 1880 e il 1882, quando il giovane Sargent si cimenta con i temi tipici delle scene di genere allora in voga, interpretandoli in maniera originale. In queste opere egli cattura mirabilmente lo spirito dei luoghi: quello solare e pagano di Capri, incarnato da Rosina Ferrara, modella celebre per la sua bellezza tra i numerosi pittori stranieri presenti nell’isola, e quello oscuro e segreto di Venezia. Nei dipinti di Capri Sargent ritrae Rosina immersa nella natura selvaggia dell’isola con il corpo flessuoso che si intreccia al tronco di un olivo mentre ad un ramo si impiglia la veste che la mostra scalza, oppure mentre balla la tarantella sul tetto bianco di una casa, immersa nella luminosità diffusa di un tramonto mediterraneo. A Venezia l’artista dipinge incontri furtivi di amanti nelle calli anguste, altre volte il suo sguardo si sposta all’interno di un’osteria attratto da una scena il cui carattere moderno e provocatorio è accentuato dall’inquadratura ardita e dai colori accesi. Assai suggestivo è anche il quadro ambientato in Campo San Canciano raffigurante un gruppo di tre donne che camminano stingendosi dentro scialli neri sullo sfondo bianco e arancio del Campo. Nella stessa sala è anche presente una rara e incantevole veduta panoramica della città lagunare il cui profilo sfuma, come in un sogno, sotto un manto di nebbia perlaceo.
Odalische – sala V
Sulle Alpi l’artista crea anche una serie di ritratti di grande bellezza in cui le nipoti e altre fanciulle, abbandonate sulla sponda di un torrente o su di un prato, vestono abiti turchi o scialli di cashmere. Nell’olio, denso di materia pittorica, intitolato Dolce far niente si scorgono, a sinistra, due figure femminili distese, e sulla destra due uomini che giocano a scacchi sotto lo sguardo velato di una terza fanciulla che li osserva dall’alto. In queste opere Sargent, dà vita a un mondo fantastico fatto di forme sinuose e di stoffe esotiche, che richiama le atmosfere sensuali dell’oriente.
Ritratti I- sala III
Celebre in vita soprattutto come ritrattista dell’aristocrazia e dell’alta borghesia europea e americana, Sargent si dedicò a questo genere pittorico anche durante i suoi soggiorni italiani privilegiando tuttavia, in questo caso, quadri più intimi rispetto a quelli che gli venivano commissionati nelle grandi capitali della mondanità. Gli effigiati sono infatti perlopiù amici, intellettuali e artisti che formavano la sua cerchia di conoscenze in Italia tra cui il pittore Antonio Mancini o la cara amica Vernon Lee, ritratta velocemente in un’unica seduta che bastò tuttavia a Sargent per catturare i tratti essenziali della modella: la sua intelligenza pronta e i suoi lineamenti espressivi.
Montagne – sala IV e sala VII
Da adolescente Sargent aveva trascorso lunghi soggiorni sulle Alpi assieme ai genitori e, schizzando dal vero, aveva riempito interi album di disegni. A partire dall’anno 1900, tornò quasi ogni estate in quei luoghi per dipingere, da artista maturo i ghiacciai, le vette e i torrenti impetuosi della Val d’Aosta e del passo del Sempione che lo avevano incantato fin da ragazzo. I suoi paesaggi montani furono scarsamente influenzati dalla tradizione romantica che allora andava per la maggiore: alle ampie vedute panoramiche, ispirate alla poetica del sublime, egli preferiva infatti erte pareti rocciose, morene dalle forme frammentate, o tetti di chalet stagliati sulla gola bianca di un ghiacciaio: tutti motivi resi in dipinti ricchi di materia, stesa con pennellate vigorose. Tra i soggetti alpini di Sargent frequenti sono anche ruscelli e torrenti che l’artista raffigura preferibilmente con la tecnica dell’acquerello, più adatta dell’olio a rendere i giochi di luce e i motivi creati dall’acqua. Del tutto atipico è invece l’acquerello Incendio in montagna: l’incendio che infuria tra la vegetazione in primo piano è descritto quasi senza pittura, pura luce bianca data dal fondo della carta, con l’aggiunta di qualche striatura arancione, mentre la scia di distruzione che esso si lascia dietro è resa con pennellate di azzurro e verde intensi e con qualche tocco di bruno.
Paesaggi e Laghi – sala VI
Sargent trascorse l’autunno del 1913 sul lago di Garda e qui realizzò una serie memorabile di studi incentrati sul molo in pietra di San Vigilio. In questa sala è presente uno degli esempi più suggestivi della serie in cui si scorge l’intera curva del molo da una prospettiva ribassata che ricorda le distorsioni di un obbiettivo grandangolare. Lo sguardo viene accompagnato dal braccio del molo che si protende per due terzi dell’immagine, mentre il sole danza sull’acqua producendo sulla sua superficie brillanti acquemarine e riflessi a volute gialle e arancioni. In Cipressi a San Vigilio, invece, l’artista getta lo sguardo oltre il lago, verso la sponda opposta, con i bellissimi cipressi in controluce a scandire lo spazio e, ad un tempo, a dare un senso di mistero a questa semplice scena fatta di acqua e di cielo. Altrettanto suggestive, sebbene di sapore del tutto differente, sono le opere eseguite nelle cave di Carrara dove la calda luce del sole accende i blocchi di marmo di riflessi color ambra e dorati, come in Il trasporto del marmo dalle cave a Carrara in cui la scena sembra illuminarsi di luce propria.
Venezia – sala VIII e sala XI
Venezia occupa un posto particolare nel cuore e nell’arte di Sargent che, dopo i soggiorni giovanili, tornò incessantemente nella città lagunare per dipingere olii e acquerelli (sala XI) raffiguranti palazzi, chiese, campi e canali, animati dalla danza dei riflessi della luce sull’acqua e sulla sua irripetibile architettura. Più di ogni altro soggetto, lo attirò la chiesa di Santa Maria della Salute di cui l’artista amava le forme esuberanti dell’architettura barocca e che raffigurò in ben dodici acquerelli e in tre olii, due dei quali presenti in mostra. Colpisce nelle opere veneziane il taglio originale dei dipinti che induce lo spettatore a vedere la città attraverso lo sguardo personalissimo di Sargent: così è anche nel Ponte di Rialto, Venezia dove l’artista adotta un punto di vista ribassato cosa che contribuisce a creare, assieme al gioco dei riflessi dorati dell’acqua, l’atmosfera magica e raccolta del dipinto.
Architettura, scultura, giardini – sala IX e sala X
Le sale dedicate all’architettura, alla scultura e ai giardini, documentano l’incanto che esercitarono sul pittore la delicata eleganza dei giardini all’italiana e l’arte rinascimentale e manierista che Sargent studiò con grande passione fin dalla giovinezza. I numerosi olii e acquerelli dedicati a questo tema raffigurano perlopiù particolari architettonici, logge, fontane e statue, colti da prospettive ardite e originali. I colori tenui e trasparenti degli acquerelli raffiguranti la splendida mescolanza di arte e natura dei giardini delle ville toscane, il profilo sinuoso della statua di Dafne o, ancora, quello articolato di una fontana, si saturano e intensificano nella serie degli olii in cui Sargent rende i volumi architettonici e plastici di statue e edifici con sapienti giochi di luci e ombre. Così, ad esempio, nel misterioso dipinto la Statua di Perseo di notte, in cui l’ambientazione notturna e l’illuminazione dal basso accentuano la drammaticità del celebre bronzo del Cellini con la spada rossa di sangue.
Ritratti II – sala XII
Il tema del ritratto torna nell’ultima sala della rassegna dove lo sguardo penetrante di Henry James cattura immediatamente lo spettatore in un quadro che fu commissionato a Sargent da amici e ammiratori del romanziere come dono per il suo settantesimo compleanno. Sia James che Sargent erano assidui frequentatori, a Venezia, della famiglia Curtis, che l’artista ritrae in uno splendido conversation piece ambientato nel loro salotto in Palazzo Barbaro. Mrs Ralph Curtis è invece la sofisticata protagonista di un dipinto a figura intera, raro saggio nella produzione italiana di Sargent delle sue qualità di raffinato ritrattista del bel mondo internazionale. Chiude il percorso di mostra l’autoritratto sobrio e intenso del pittore eseguito in Val d’Aosta, con l’ausilio di uno specchio appeso a un albero, quando Sargent aveva cinquant’anni.
Mostra a cura di
Elaine Kilmurray e Richard Ormond
Organizzata da
Ferrara Arte, Los Angeles County Museum of Art e Denver Art Museum
Ente promotore
Comune di Ferrara
Tappe successive
Los Angeles County Museum, 9 febbraio – 11 maggio 2003
Denver Art Museum, 28 giugno – 21 settembre 2003