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Rauschenberg

Ferrara, Palazzo dei Diamanti

29 febbraio – 6 giugno 2004

LA MOSTRA

«Una volta ho sentito Jasper Johns dire che Rauschenberg è l’uomo che più ha inventato in questo secolo dopo Picasso». Con queste parole Leo Steinberg fotografa gli oltre cinquant’anni di attività del precursore dei principali movimenti artistici del dopoguerra, dal Minimalismo alla Pop Art. Instancabile sperimentatore di tecniche e materiali, Rauschenberg ha ignorato le tradizionali distinzioni tra le arti e conservato gelosamente la propria indipendenza da ogni corrente artistica.

La mostra, organizzata da Ferrara Arte, costituisce la prima retrospettiva dedicata all’artista in Italia ed è composta da un’ottantina di opere provenienti da musei e collezioni private americane ed europee.

Opere giovanili

La rassegna inizia con gli innovativi lavori eseguiti in quella che negli anni Cinquanta era la capitale dell’arte occidentale, New York. Molte delle opere di questo periodo sono ricche di richiami autobiografici, come l’intimo Untitled (Scatole Personali), scrigno di intriganti objet trouvé cari all’artista, e di citazioni di famose opere d’arte. Fin da queste prime esperienze Rauschenberg lavora a un’idea creando non una sola opera, ma una serie in cui ciascun esemplare è autonomo e al tempo stesso complementare agli altri.

Combines

Una raffinata e ricca scelta di capolavori documenta la serie degli anni Cinquanta per cui l’artista è maggiormente conosciuto, quella dei Combines, dove il tradizionale concetto di pittura viene messo in discussione. Con queste opere Rauschenberg avvia un fecondo dialogo tra mezzi espressivi diversi, tra pennellata gestuale e immagine meccanicamente riprodotta, tra il lavoro dell’artista e oggetti di uso comune. Egli procede raccogliendo in giro per New York quel che trova, cose spesso abbandonate, come tessuti, pezzi di giornale, riproduzioni a stampa, tabulati, animali impagliati, frammenti di segnaletica stradale e altri materiali. Introduce poi questi elementi in un contesto pittorico espressionista-astratto, salvandoli dall’oblio e investendoli di un nuovo significato. L’artista si serve di una tavolozza che cambia molto col passare degli anni. Alle tonalità calde delle prime opere, come Red Import, spesso animate da tocchi di colori complementari, seguono i toni prevalentemente bianchi o beige della seconda metà del decennio, per approdare infine, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, a una tavolozza più varia e molto contrastata, come quella di Inlet. «La pittura» dichiara l’artista «è in rapporto sia con l’arte che con la vita. Nessuna delle due può essere costruita. Io tento di operare nello spazio che c’è tra le due.»

Opere su carta e dipinti serigrafici

Dalla fine degli anni Cinquanta Rauschenberg indaga altre tematiche e sperimenta nuove tecniche che gli consentono di trasferire su carta immagini prese da riviste e giornali: le raffinate opere che ne risultano fanno dell’artista uno dei precursori della Pop Art e anticipano chiaramente la produzione del decennio successivo. Nei primi anni Sessanta Rauschenberg realizza importanti litografie e bellissime serie di dipinti serigrafici, in cui la poetica è la stessa dei Combines.

Il parziale impiego di una tecnica di riproduzione commerciale come la serigrafia e la predilezione per soggetti tratti dai mass media portano a risultati di straordinario rilievo, come Retroactive I, in cui per la prima volta la realtà quotidiana dell’America conquista la superficie della tela. Queste opere avvicinano Rauschenberg agli esponenti della Pop Art che lavoravano a New York nei primi anni Sessanta, come Andy Warhol o Roy Lichtenstein, anche se diversamente da loro egli rimane saldamente ancorato alla pittura, come si vede nelle larghe pennellate gestuali di Kite, nelle sovrapposizioni a collage di immagini fotografiche, e in certe lavorazioni serigrafiche in cui l’immagine fuori registro è voluta o le imperfezioni non vengono deliberatamente corrette.

Cartoni assemblati e tessuti

Nel 1970 l’artista decide di lasciare la grande metropoli e si trasferisce a Captiva, un’isola della Florida dove tutt’oggi vive e lavora. Lontano da New York, egli imprime un energico cambio di rotta alla sua arte, riducendo sensibilmente l’intervento pittorico

sull’opera e affidandosi al colore, alla materia e alla storia propri dell’objet trouvé. Il risultato sono alcune affascinanti serie caratterizzate da un linguaggio per lo più astratto, come Venetians e Cardboards, quest’ultima rappresentata in mostra dal famoso assemblaggio di cartoni National Spinning / Red Spring (Cardboard).

Altro importante filone di ricerca è quello degli Hoarfrosts, in cui le immagini, tratte da quotidiani e trasferite su tessuti spesso semitrasparenti e preziosi come la seta o il raso, appaiono sfocate e indistinte come se fossero viste attraverso un vetro coperto di brina. Un passo ulteriore nell’esplorazione delle proprietà artistiche delle stoffe è rappresentato dagli Jammers, una serie di opere ispirata dai tessuti variopinti che l’artista ha visto in India e dalle vele che passano davanti al suo studio in riva al mare.

Grandi formati, sculture e dipinti su metallo

Verso la metà degli anni Settanta, Rauschenberg riprende la produzione di opere monumentali, complesse e colorate. Egli trasferisce immagini di riviste su grandi strutture ricoperte di tela, spesso aggiungendovi oggetti comuni e luci elettriche: nascono così gli Spreads, come Ruby Re-Run, e gli Scales, dalle forme tridimensionali. Seguono, negli anni Ottanta, le complesse costruzioni della serie Kabal American Zephyr, spettacolari per dimensioni e impatto visivo. Un altro originale filone di ricerca di quel decennio è costituito dai Gluts, pezzi di metallo di scarto raccolti durante un viaggio per le desolate campagne del Texas, che l’artista trasforma in rilievi da parete, come Balcone Glut (Neapolitan), o in vere e proprie sculture.

A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta Rauschenberg prosegue la ricerca su questo materiale, studiandone le qualità pittoriche: ora esaltandone la cupa monocromia, come nella serie Night Shades, ora la lucentezza con l’inserimento di squillanti colori acrilici come in Nightshift, da Urban Bourbons, ora gli effetti dell’ossidazione e della corrosione sulla superficie metallica, come nelle opere del gruppo Borealis.

Produzione contemporanea

L’esposizione si conclude con i lavori più recenti dell’artista. Tra questi troviamo A Quake in Paradise, sorprendente labirinto allestito nel giardino di Palazzo dei Diamanti: la spettacolare opera è costituita da ventinove pannelli ricoperti di immagini serigrafiche che dialogano tra loro in un gioco di rimandi al quale lo spettatore viene invitato a partecipare addentrandosi nella struttura. Altre serie più recenti, dagli Arcadian Retreats del 1996 agli attuali Scenarios, sono caratterizzate dal fatto che l’artista non attinge più dai mass media ma utilizza fotografie da lui stesso scattate, rielaborate al computer e stampate con inchiostri non convenzionali. Questi lavori, alcuni recentissimi come lo straordinario Catydid Express, realizzato appositamente per questa mostra, documentano un’intensa attività, sempre improntata alla sperimentazione, cui Rauschenberg tuttora si dedica con esiti di assoluto rilievo.

Mostra a cura di Susan Davidson e David White

Organizzata da Ferrara Arte Spa 

Enti promotori Comune di Ferrara e Provincia di Ferrara

Con il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara

Comunicato stampa

Elenco opere

 

Palazzo dei Diamanti

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Catalogo

Robert Rauschenberg