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Degas e gli italiani a Parigi

Ferrara, Palazzo dei Diamanti

14 settembre – 16 novembre 2003

LA MOSTRA

A differenza degli altri impressionisti, ad interessare Degas fu la realtà del mondo moderno più che il gran libro della natura: gli ippodromi o le prove di un balletto, ma anche altri aspetti della vita teatrale; e poi donne e uomini: gruppi familiari, amici o modelle che fossero.

Quella realtà, tuttavia, Degas la coglieva e la isolava al suo primo apparire, passandola poi subito al filtro della sua raffinatissima visione formale. Così facendo ne limitava il contenuto vitale, orientandola a produrre soprattutto emozioni o evocazioni di natura intellettuale.

È stato lui stesso a dirlo: «Nessuna arte è tanto poco spontanea come la mia. Ciò che faccio è il risultato della riflessione e dello studio dei grandi maestri: dell’ispirazione, della spontaneità, del temperamento, io non so nulla.»

A Parigi la lezione di Degas è stata un punto di riferimento per un manipolo di artisti italiani: Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Medardo Rosso e Federico Zandomeneghi. Questa mostra, organizzata da Ferrara Arte e dalle National Galleries of Scotland di Edimburgo, è la prima dedicata allo studio delle relazioni intercorse tra Degas e questi artisti mediante il confronto diretto delle loro opere, attraverso un percorso tematico dedicato ai soggetti che hanno reso famoso Degas. Più di cento pezzi, di cui la metà del grande francese, mostrano come le sue innovazioni siano state oggetto di attenta riflessione da parte degli italiani che ad esse hanno saputo, ciascuno a suo modo, dare una risposta importante.

Degas e l’Italia

Di origine napoletana, Degas rimase sempre legato al nostro paese. Il suo amore per la nostra cultura e per la nostra arte rimane una costante del suo lavoro e una delle ragioni della sua inclinazione ai legami con gli artisti italiani. La mostra presenta alcune opere realizzate in gioventù durante i suoi soggiorni nella penisola, tra le quali il bellissimo studio di Giulia Bellelli per il Ritratto della famiglia Bellelli, preziosi documenti di una fase di ricerca e di sperimentazione ma, ad un tempo, testimonianze affascinanti di una precocissima maturità.

Ritratti

Il portato rivoluzionario della ritrattistica di Degas è racchiuso nella sua eccezionale capacità di cogliere con apparente naturalezza il momento più intimo del soggetto. Lo attestano in particolare i suoi “ritratti doppi” dove, come in Edmondo e Thérèse Morbilli, emerge con forza la differenza psicologica tra i soggetti raffigurati.

Su questo tema è Boldini in particolare a dialogare col francese con un’opera capitale, Il pittore John Lewis Brown con moglie e figlia, per la prima volta esposta in Italia.

Teatri, caffè concerto e ballerine

«Per voi ci vuole la vita naturale, per me la vita artificiale» dice Degas, sottolineando una delle sue peculiarità rispetto agli altri impressionisti. A rappresentare in mostra questa sua inclinazione sono, tra l’altro, le famose ballerine, soggetto di numerose opere esposte, o La prova di canto di Washington. Nelle loro Lezione di canto e La cantante mondana Zandomeneghi e Boldini si misurano con lo stesso tema con bravura sia tecnica che compositiva.

Corse e scene di genere

Degas si è spesso dedicato allo studio di questo soggetto, una passione che ha unito il francese a De Nittis. La mostra presenta, accanto a opere storiche di Degas quali Cavalli da corsa in un paesaggio o Prima della partenza, il grande studio per le Corse a Longchamps del maestro pugliese, che tratta lo stesso tema ma con un’inquadratura più ampia, comprendendo nel quadro anche il pubblico sugli spalti.

Scene d’interno e nudi

Dalla metà degli anni Ottanta l’attenzione di Degas si rivolge a uno studio meticoloso del nudo femminile colto da un punto di vista totalmente nuovo poiché, come egli soleva dire, fino ad ora «si è sempre mostrato il nudo in pose che presuppongono lo spettatore». Egli preferiva non mettere in posa la modella bensì ritrarla in tutta la sua naturalezza «come guardandola dal buco della serratura». I nudi che derivarono da questi anni di intenso lavoro dapprima scandalizzarono il pubblico per il loro realismo, ma in seguito furono decantati come casti capolavori di un’attenta, paziente crudeltà. Gli italiani sono interessati a questo “moderno tipo di osservazione”, sia nella scelta del punto di vista, che nella sperimentazione delle tecniche del pastello e del monotipo largamente usate da Degas. Così la bellissima Donna che si fa pettinare di Oslo trova eco in opere quali Nudo di donna che si asciuga i capelli di Zandomenghi.

Paesaggi

Uno degli spunti più interessanti della mostra è la relazione tra le vedute dipinte en plein air da De Nittis e il Degas paesaggista. Le tarde prove paesistiche del francese sembrerebbero infatti memori degli esiti compositivi più innovativi di De Nittis, frutto del suo soggiorno sulle pendici del Vesuvio tra il 1871 e il 1872. D’altronde, l’ammirazione di Degas per le opere dell’amico era testimoniata dalla presenza di alcuni di questi paesaggi, esposti in mostra, nella sua collezione privata. Nei monotipi degli anni Novanta, come Villaggio a Estérel, il francese sembra muovere dal ricordo dei paesaggi di De Nittis, raggiungendo tuttavia una figurazione ancor più moderna, dagli esiti quasi astratti.

Sculture

Degas si cimentò anche in scultura, dando prova di rara maestria. La critica parlò dei suoi lavori come di uno dei pochi tentativi «autenticamente moderni», per quell’acuto senso d’osservazione coniugato alla scelta di soggetti tratti dalla vita contemporanea. Ciò che accomuna Degas e Medardo Rosso non è soltanto la scelta dei temi, ma ancor più il progredire verso una dissoluzione della forma, avviando una ricerca che produrrà i suoi esiti più estremi nell’arte del XX secolo. Medardo, con la forma aperta delle sue sculture che interagiscono con lo spazio fremendo a contatto con l’aria e dissolvendosi nella luce, dialoga con i bronzi di Degas, ma forse ancor più con i suoi pastelli tardi, come la Donna seduta che si asciuga la nuca di San Francisco, straordinaria esemplificazione del suo pensiero: «Va benissimo copiare quanto si vede, ma è molto meglio disegnare quanto non si vede più che nella memoria. […] Non si riproduce altro che quanto ci ha colpito, cioè il necessario.»

Mostra a cura di

Ann Dumas

Organizzata da 

Ferrara Arte e National Galleries of Scotland, Edimburgo

Ente promotore

Comune di Ferrara

Con il patrocinio di

Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara

Tappa successiva

Edimburgo, Royal Scottish Academy, 12 dicembre 2003 – 29 febbraio 2004

 

Elenco opere

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Catalogo

Degas e gli italiani a Parigi