Scultore prediletto da Gabriele d’Annunzio, «spirito nervoso, agile, moderno» capace di farsi interprete delle tendenze liberty e del classicismo, Arrigo Minerbi ha conosciuto negli anni Venti e Trenta del Novecento una grande notorietà, tanto da essere annoverato dalla critica «tra i maggiori del nostro tempo», «per altezza d’ispirazione, potenza creativa e sapienza tecnica».

L’opera dello scultore ferrarese – di cui le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea estensi conservano un’importante raccolta – testimonia un temperamento originale ma perfettamente radicato nel dibattito artistico che ha accompagnato il passaggio dal modernismo con declinazioni simboliste di inizio secolo al ritorno alla tradizione maturato dopo la prima guerra mondiale, fino al classicismo monumentale dominante negli anni Trenta. Questa parabola viene evocata nella mostra del Castello Estense attraverso una ricca selezione di sculture a cui sono accostate opere pittoriche e plastiche di maestri italiani tra simbolismo, realismo magico e classicismo (tra i quali Gaetano Previati, Leonardo Bistolfi, Adolfo Wildt, Galileo Chini, Felice Casorati, Achille Funi).

Grazie al contributo di specialisti il catalogo affronta i temi toccati nell’esposizione: Vittorio Sgarbi sottolinea l’importanza della ricerca del “vero ideale” in Minerbi e evidenzia la sua capacità di sapere resistere alla modernità; Lucio Scardino si sofferma sui rapporti intrattenuti dallo scultore con la sua città natale; Vasilij Gusella indaga la relazione tra Minerbi e l’arte classica; Stefano Sbarbaro approfondisce le opere della stagione milanese, mentre Mirko Agliardi traccia il profilo biografico dello scultore. Infine, il saggio della curatrice, Chiara Vorrasi, ripercorrendo il racconto espositivo, mette in luce le intersezioni tra la carriera di Minerbi e il contesto entro la quale essa si è sviluppata.