L’autunno del 2017 a Palazzo dei Diamanti si prefigura come un’occasione imperdibile per accostarsi a un capitolo della storia dell’arte affascinante anche se poco conosciuto. L’appuntamento espositivo di Palazzo dei Diamanti sarà riservato, infatti, ad uno dei grandi protagonisti della pittura del Seicento, il ferrarese Carlo Bononi, il cui nome è stato accostato a quelli di Tintoretto e Caravaggio. Guido Reni ne ammirava la «sapienza grande nel disegno e nella forza del colorito». Pochi sono stati capaci di dipingere nudi maschili più potenti e seducenti di quelli di Carlo Bononi. Le sue tele sono vere e proprie meraviglie pittoriche create in tempi tragici, di carestie e pestilenze, nell’Italia di inizio Seicento. A servizio, ma non troppo, della Controriforma. La mostra – la prima monografica a lui dedicata – è promossa dalla Fondazione Ferrara Arte ed è curata da Giovanni Sassu, curatore dei Musei d’Arte Antica della città estense, e da Francesca Cappelletti, docente di Storia dell’arte moderna dell’Università degli Studi di Ferrara. Per secoli Bononi, come del resto l’intero Seicento ferrarese, è rimasto in ombra, offuscato dal ricordo della magica stagione rinascimentale della Ferrara degli Este. Una lenta operazione di recupero critico ha progressivamente messo a fuoco la figura di un artista unico che seppe interpretare in modo sublime e intimamente partecipato la tensione religiosa del suo tempo. Pittore di scene mitologiche nonché di grandi cicli decorativi sacri e di pale d’altare, Bononi elabora un linguaggio pittorico che pone al centro l’emozione, il rapporto intimo e sentimentale tra le figure dipinte e l’osservatore. Negli anni drammatici dei contrasti religiosi, dei terremoti e delle pestilenze, il sapiente uso della luce e il magistrale ricorso alla teatralità fanno di lui uno dei primi pittori barocchi della penisola, come testimoniano le seducenti decorazioni di Santa Maria in Vado del 1617 circa. Ma Bononi fu anche un grande naturalista: nelle sue opere il sacro dialoga con il quotidiano. Tele come il Miracolo di Soriano o l’Angelo custode mostrano quanto acuta fosse per l’artista la necessità di calare il racconto sacro nella realtà, incarnando santi e madonne in persone reali e concretamente riconoscibili. In questa prospettiva, pochi come lui hanno saputo coniugare il nudo maschile con le esigenze rappresentative dell’Italia ancora controriformista di inizio Seicento: i suoi martiri e i suoi santi sono dipinti con perfezione potente e, al contempo, suadente, ma senza alcun gusto voyeuristico. Tutto questo era ben chiaro agli occhi dei contemporanei. Il “divino” Guido Reni, a pochi anni di distanza dalla morte di Carlo, avvenuta nel 1632, lo esaltava descrivendolo «pittore non ordinario» dal «fare grande e primario», dotato di «una sapienza grande nel disegno e nella forza del colorito». Il giudizio di Reni sarà messo alla prova nell’autunno del 2017: la sapienza del disegno e la forza del colorito di Carlo Bononi vi aspettano per sorprendervi e sedurvi a Palazzo dei Diamanti.
Mostra a cura di
Giovanni Sassu e Francesca Cappelletti
Comitato d’onore
Daniele Benati, Andrea Emiliani, Luigi Ficacci, Angelo Mazza, Erich Schleier
Organizzata da
Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara in collaborazione con Musei di Arte Antica del Comune di Ferrara
Ente promotore
Comune di Ferrara
Con il patrocinio di
Regione Emilia-Romagna
Con il sostegno di
Fondazione Teatro Comunale
Eni partner della mostra e partner unico del progetto didattico “La fabbrica della meraviglia”
Partner del tour di presentazione della mostra
Cassa di Risparmio di Cento
Partner tecnico
Purtimiro
Numero visitatori: 19.301